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La tragedia del Malabar Princess sul Monte Bianco

10 novembre 1950

Venerdi ore 10,45, un aereo proveniente da Bombay (dopo uno scalo scalo al Cairo) diretto verso Londra annuncia il suo atterraggio per il secondo scalo a Genève-Cointrin, poi nulla.

Sabato ancora nulla.

Domenica ore 15,45: un aereo svizzero scopre il relitto nei pressi della vetta del Monte Bianco.

Lunedì 15,30:

La guida René Payot, capofila della prima cordata, muore in un crepaccio.

Martedi, ordine di fermarsi Chamonix ; Saint-Gervais continua.


Questo il bilancio degli avvenimenti di quei giorni.

Pilotato da un equipaggio di sette Indù e guidato aviatore inglese, il "Constellation Malabar Princess", dell'Air India, aveva caricato a Bombay 40 passeggeri della "marine de commerce", destinati ad armare una nave ancorata in Inghilterra. Viaggio normale lungo il torrido deserto del Mediterraneo. In Francia, con un vento da ovest da 100 km/h, che comunque non creava problemi ai quattro potenti motori, a 5.000 m sopra la città di Voiron, hanno avvistato del loro arrivo la torre di controllo di Cointrin. Sono stati attesi invano.

Trascorse le tre ore fatidiche, il limite di riserva di autonomia del carburante, l'allarme generale è stato trasmesso da tutte le antenne dell'arco alpino, i telefoni squillavano in tutti gli uffici postali e i posti di polizia. S.O.S. dappertutto ! Null'altro da fare che raccogliere le innumerevoli testimonianze di quello che si era sentito o si credeva essere sentito, un aereo fuori rotta e un'esplosione. Null'altro da poter fare visto il cielo coperto, e la tempesta che imperversava sulle montagne.

Sabato, l'incertezza si fa eterna. E' invano che le guide di Pralognan e vicinanze, come i monaci di Tamié e del Grand-Sain Bernardo, hanno scalato le vette nella speranza di una schiarita, invano come una ricognizione di un aereo della Swiss Air del circuito Ginevra - Montélimar
- il monte bianco Cointrin : un cielo complice aiuta la montagna a serbare il proprio segreto : nessuna traccia dei dispersi.


Domenica invece, viste le ampie schiarite, inizia un grande carosello aereo. Finalmente, verso le ore 15,45, un apparecchio della Swiss Air scopre con un binocolo il teatro del dramma: un centinaio di matri sotto l'aiguille du Goûter - cima del Monte Bianco, sul versante Italaiano, un'ala acon un pezzo di motore sotto una spessa coltre di neve; della fusoliera , non ci sono tracce, nessuna impronta. Ci saranno dei sopravvissuti?? Saranno riusciti a raggiungere il rifugio Vallot ?

Tutti gli sforzi andavano concentrati sul luogo del relitto. Intanto a terra- da Chamonix a Courmayeur passando per Saint-Gervais - i soccorritori si stavano equipaggiando per il peggio (nessuno aveva mai tentato il Monte Bianco in Novembre con la neve fresca che minaccia valanche e che nasconde i crepacci), gli aviatori si preparavano per essere paracadutati.

E' così che Lunedi, alle ore 7,30 il più famoso aviatore Francese di alta montagna, il comandante Guiron, decolla da Fayet con il maresciallo Flottard, comandante della scuola militare d'alta montagna di Chamonix, incaricato di coordinare le operazioni.

Al loro rientro, si poteva già ricostruire il dramma con un buon grado di probabilità: dirottato a causa di circostanze sconosciute, la radio senza dubbio muta e seppellita sotto la neve, l'aereo adagiato una quindicina di metri sotto la cresta, mille metri oltre il rifugio Vallot ; ha perduto la sua ala destra sul versante italiano poi, scivolando sull'abbondate neve che copriva la cresta, ha riempito di resti un chilometro del versante francese. Quindici metri più in alto, il Malabar Princess si sarebbe salvato!


I tentativi di salvataggio

Nel frattempo, a Chamonix si erano organizzati i soccorsi. Alle ore 10.00, un gruppo leggero di una trentina di scalatori e sciatori si imbragano, condotti dalla guida René Payot, dell'E.H.M. Dopo l'installazione di una corda fissa da 80 mètres attraverso il corridoio di valanghe alll'Aiguille du Midi, alle 13.00 parte una carovana pesante di una ventina di guide e cacciatori; agli orgini del sottotenente Maertens, avrebbero bivaccato al rifugio dei Grands-Mulets e poi, se possibile, spingersi fino al relitto.

Alle 17.00, i soccorritori raggiungevano il Grands-Mulets. A valle si preoccupavano. Giustamente, perchè, nell'ultimo messaggio radio, osi è sentito che"Payot è scivolato con una massa di neve". Confermato verso le ore 22.00, la triste notizia ha gettato nello sconforto gli abitanti di Chamonix che non rivedranno più René Payot, questo eccellente compagno di 40 anni, padre di quatrro bambini, da 13 anni guida d'una pridenza e d'una sicurezza provata: a 100 metri da luogo dove una valanga gli aveva portato via il fratello nel 1939, asfissiato da sei metri di neve nel fondo di un crepaccio e, dopo averlo tirato fuori con grande fatica, cacciatori e guide si sono dati da fare diverse ore senza riuscire a rianimarlo.

Per quanto riguarda il relitto e le sue 48 vittime, aspetteranno là-haut le blanc linceul des prochaines neiges perchè, dinnanzi al rischio mortale dell'ascensione e sopratutto la certezza di non trovare più nessuno da salvare, le autorità francesi hanno dato ordine di ritirata, ritorata completata nel corso della notte. Comunque, le guide di Saint-Gervais decisero di continuare le ricerche. Arrivando, in condizioni estreme, fino al luogo del dramma, non hanno trovato altro che resti di corpi umani.

Sedici anni dopo, il 24 gennaio 1966, un altro aereo della Air India, il Boeing 707 "KANGCHENJUNGA" precipita in simili condizioni.

Ventotto anni dopo. Incastrate nelle profondità del ghiacciaio alcune lettere dirette in Svizzera, trasportate dal "Malabar Princess", scivolarono lentamente a valle rivedendo la luce solo nell’estate del 1978, quando poterono finalmente essere recapitate.

Nel 1986, Christian Mollier, ritrova sul ghiacciaio una ruota del carrello di atterraggio del "Malabar Princess" .


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