MONTAGNA di LOMBARDIAMONTAGNA di LOMBARDIA

Monte Bianco

23 Agosto 2009

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E' già qualche anno che vorremmo raggiungere la vetta del Monte Bianco, ma l'ultima volta non ci siamo riusciti a causa del cattivo tempo. Ho ben due settimane per prepararmi: la prima la dedico a correre in Sardegna, la seconda all'acclimatamento alla quota in Valtellina. Partiamo da una Milano deserta giovedi 20 agosto alla volta di Courmayeur. Ci fermiamo a cena a Morgex alla Cave du Vin Blanc e ci cimentiamo nell'ardua impresa di trovare una stanza libera in albergo. Dopo decine di tentativi e di telefonate troviamo disponibilità a La Palud all'albergo Dente del Gigante.

Il nostro piano sarebbe quello di spezzare la salita in due parti montando una tenda nella Valleè Blanc a 3500 metri e un'altra sulla spalla del Tacul a 4100 metri ma purtroppo le previsioni per venerdi e sabato non sono ottimali. Venerdi mattina andiamo all'ufficio delle Guide di Courmayeur e vediamo le previsioni Italiane e Francesi ed entrambe danno tempo incerto per questi due giorni.

Iniziamo a pensare alle alternative ma l'unica soluzione sembra quella di sfruttare il bel tempo previsto per la giornata di domenica. Saliamo in funivia con i nostri zaini da 25 kg e raggiugiamo la punta Helbronner completamente avvolti nelle nubi. Prendiamo la telecabina panoramica che ci porta all'Aiguille du Midi. Qui il cielo è più aperto e la visibilità ci consente di scendere nella Valleè Blanc e montare le tende.

Per accedere al ghiacciaio scavalchiamo il cancello che una volta si apriva e che si affaccia sulla cresta di ghiaccio. Un cartello di scarico di responsabilità ammonisce che il passaggio è riservato solo ad alpinisti esperti. Segna un confine tra la gente "normale" che sale con la funivia solo per ammirare il panorama e per acquistare un souvenir e chi vuole vivere la montagna. Un confine non solo fisico ma anche metaforico che indica che oltre quella soglia non troveremo autostrade e code ai caselli, uffici postali e ristoranti o cartelli stradali. Ci dice che stiamo uscendo dal mondo di Truman show e ci stiamo avventurando in un mondo dove non ci sono serial tv.

Passiamo la barriera, ci infiliamo ramponi ed imbrago e iniziamo la nostra discesa verso il "campo base". Decidiamo di non pernottare al rifugio Cosmiques per evitare di dormite nelle camerate quasi militari insieme a decine di alpinisti puzzolenti e rumorosi ed essere liberi di partire quando vogliamo e non essere legati agli orari imposti dal rifugio.

Individuiamo un posto sicuro dove pernottare ed iniziamo a montare le tende. Nel frattempoinizia a grandinare e ci affrettiamo a montarle per ripararci dalla furia della tempesta. Arivano raffiche di vento ad oltre 70 chilometri orari e la tenda sembra quasi volersi strappare. Penso agli alpinisti costretti a passare giorni in queste condizioni sui ghiacchiai Himalayani con venti molto superiori e temperature molto più basse.

Passata la tempesta usciamo dalle tende e constatiamo che praticaente tutti i picchetti sono stati estirpati dalla forza del vento. La neve molle non aiuta sicuramente il fissaggio dei picchetti e, mentre sto cercando di capire come ancorare l'igloo alla neve il mio vicino mi offre una solida pala in alluminio e delle enormi zanche di alluminio. Accetto l'offerta e riesco ad ancorare solidamente la mia Ferrino. Con la pala incremento anche la copertura antivento e rinforzo i canali di scolo dell'acqua. Offro una birra al mio vicino che si chiama Milan e viene dalla Repubblica Ceca ed è qui da 6 giorni e aspetta degli amici da Roma.

Facciamo 4 passi al vicino rifugio Cosmiques per bere qualcosa ed inizio a sentire un leggero mal di montagna nonostante il breve periodo di acclimatamento già fatto. Scendiamo alle tende prima del tramonto e prepariamo con i nostri fornelli da campo delle ottime zuppe liofilizzate e andiamo a dormire.

Riesco a dormire nonostante la temperatura prossima allo zero e vengo svegliato alle 9 da Marco che è già andato al rifugio a prendere 2 bottiglie d'acqua. Ci imbraghiamo e facciamo una passeggiata fino all'Aiguille du Midi, ritornando per un istante nella civiltà. Mangiamo un sandwitch con birra, ci laviamo con l'acqua calda e laviamo anche le stoviglie usate per la cena. Il tempo nonostante le previsioni è bello e si vedono molte persone salire sulla vetta. Il vento di ieri è solo un lontano ricordo. Per noi ormai è troppo tardi per attaccare e decidiamo di partire in nottata alle 24 con due ore di anticipo su quelli che partono dal rifugio. Avremo quindi più tempo per gestire eventuali imprevisti.

Torniamo alle nostre tende, ceniamo alle 17 e proviamo a dormire. La sveglia è per le 23: chiamo Marco che è già pronto, mi vesto, faccio colazione con succo di mirtillo e plumcake al cioccolato surgelati e sono prono a partire.

Ci incamminiamo alla luce delle nostre lampade frontali sotto una stellata favolosa. In lontananza vediamo il bagliore di fulmini, troppo lontani per udire il tuono e troppo bassi per poterci impensierire. Saliamo lentamente sul Mont Tacul, passiamo la Spalla dove avremmo dovuto pernottare secono il programa originario e arriviamo all'attacco della parete che porta al colle del Mont Maudita 4345m. E' una parete con pendenza a 50° di ghiaccio e roccia e la salita è aiutata da alcune corde fisse alle quali ci assicuriamo con nodi prussik.

Superata la spalla veniamo raggiunti da altre cordate che ci sorpassano e procedono più veloci di noi. Scendiamo verso il col della Brenva ed iniziamo la lunga salita finale verso la vetta. Fa molto freddo dobbiamo continuare a camminare per scaldarci. Ogni due ore ci concediamo il lusso di barrette di cioccolato e cereali e proviamo a bere l'acqua sempre più ghiacciata. Quando mancano pochi metri alla vetta finalmente sorge il sole regalandoci un'alba stupenda. Siamo in vetta alle 7.50 insieme ad una discreta folla di gente. Il vento è freddissimo e, scattate un paio di foto, iniziamo la nostra discesa. Procediamo tranquillamente fino al muro che scende dal Mont Maudit dove perdiamo quasi due ore a causa del trafico eccessivo. Ci sono troppe cordate che stanno ancora salendo e si incrociano con le prime che scendono. Due francesi stanno salend con il parapendio. Ripartiamo alle 12.30 e ci rendiamo conto che è già tardissimo: dobbiamo rientrare al campo base, smontare le tende e risalire all'Aiguille di Midi entro le 16.15 prima della chiusura delle funivie per Courmayeur. Ripercorriamo le traccie seguite la notte quasi correndo e risuciamo ad arrivare alle tende per le 14.30. In pochi minuti montiamo tutto, impacchettiamo gli zaini e ci incamminiamo sull'ultima salita della giornata. A questo punto siamo stanchissimi e ci mettiamo più di un'ora e mezza per raggiungere le Funivie che ci riportano nella civiltà.


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