MONTAGNA di LOMBARDIAMONTAGNA di LOMBARDIA

17 Agosto 2005

Cornizzolo - Rai - Barro - Magnodeno - Resegone - Tesoro- Valcava e ritorno

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Finalmente una bella giornata. Sono tornato ieri da Annecy dove ero stato per volare ma purtroppo abbiamo trovato tre giorni di brutto tempo. Nonostante i cumuli neri i francesi volavano comunque. Anche in Italia la situazione non è migliore: pare che qui ci sia stato vento da nord fino a ieri. In pochissimi hanno volato e uno è finito anche in pianta ieri sera.

Il sole è alto, il vento è girato dalla parte giusta e non si vede neanche una nube all'orizzonte.

Parto da una Milano quasi deserta e arrivo a Suello in atterraggio dove non c'è praticamente nessuno. Arrivano poco dopo un paio di piloti che si chiedono se il servizio navetta funzioni. Scopriamo che la prima vavetta parte alle 13.00: mi metto il cuore in pace e mi rilasso prendendo un pò di sole. Continuo ad osservare il cielo terso speranzoso.

Verso le 12.30 sono già arrivati altri piloti : la navetta è completa e il guidatore decide di portarci su in anticipo chiama Valeria per farne un'altra alle 13.00.

Siamo in decollo alle 13.00 circa: Giorgio sfoggia una vela grande quanto un aquilone che sta in un piccolo zaino. E' una vela da "discesa" molto veloce che consente il decollo anche con vento forte ma con scarsa efficienza. Lo vediamo partire come un missile. Attendo ancora un pò gustandomi il sole in costume da bagno rinfrescato da una sottile brezza. Intanto gli altri piloti inizaino a decollare e a fare quota.

Prendo la mia pastiglia di xamamina ed inizio a prepararmi. Fa caldissimo ma sono costretto comunque a vestirmi come un palombaro: scarponi da alta montagna, pantaloni lunghi, sovrapantaloni, pile, giacca in goretex, casco e guanti da sci. Poco prima delle 14.00 decollo, guadagno qualche metro sopra l'atterraggio e poi vengo trasportato da una robustissima termica che mi porta in breve a 2000 metri. In alcuni punti mi fa salire anche a 5 metri al secondo: non sono preparato a tale rapidità e mi trovo a 2000 metri che cerco disperatamente di allacciare tutte le zip della giacca per ripararmi dal freddo pungente.

Una volta chiuse giacche e guanti parto verso il monte Rai: inspiegabilmente non trovo più altre termiche e perdo quasi tutta la quota guadagnata nel traverso. Cerco disperatamente un'altra termica senza successo, quindi mi riporto verso la zona del Cornizzolo.

Fatico a trovare un ascensore come quello di prima ma gradualmente mi riporto verso i 1700 metri. Parto a questo punto verso il Barro e arrivo proprio sopra il vecchio sanatorio dove vedo alcune persone che stanno prendendo il sole. Con paziente insistenza riesco a superare la vetta. Cosa fare a questo punto? Non vedo nessuno dall'altra parte ma ci provo lo stesso. Inizio ad attraversare il lago.

Mentre sorvolo Lecco osservo attentamente quelli che potrebbero essere i punti di atterraggio in caso non riuscissi a fare nuovamente quota. Arrivo al Magnodeno appena sotto la cresta e ricomincio a lottare alla ricerca della termica che prontamente mi accompagna sopra l'eliporto e poi seguo la cresta fino al Resegone.

Mi trovo davanti ad un panorama mozzafiato: diverse volte sono arivato a questo punto ma sempre con molta foschia e numerose nubi che mi impedivano di vedere questi strapiombi rocciosi così imponenti e maestosi. Volo a pochi metri dal rifugio e sono letteralmente impressionato da quello che vedo. Vorrei fare 1000 foto ma la vela sembra un cavallo imbizzarrito e non mi fido a lasciare i comandi. Non riesco a trovare una termica decisa che mi consenta di guadagnare quota sufficiente a rilassarmi.

Vedo però con molto piacere che ci sono due vele sulla rotta della Valcava poco avanti rispetto a me. Decido di seguirli e mi porto sulla destra del Resegone, sempre con poca quota. Passo la valle di Erve che l'ultima volta mi ha intrappolato come una vespa nella bottiglia di coca cola.

Sorvolo il §Pertus dove trovo una ottima termica che mi fa salire ancora. Sono molto alto e i ripetitori della Valcava sembrano molto vicini. Sto seguendo la linea della cresta mentre un'altro parapendio blu è più spostato verso ovest. Il secondo non lo vedo più. Sorvolo il monte Tesoro dove vedo un pilota con la vela a fiocco che risale a piedi la montagna: avrà perso quota e starà cercando di ridecollare? Passato il tesoro arrivo ai ripetitori senza trovare più ascendenze. Mi preoccupo perchè non vedo volare nessun altro pilota della zona . L'altra vela blu adesso è molto bassa, sembra si stia dirigendo verso l'atterraggio.

E' ora di ritornare: devo rimboccarmi le maniche per non finire con i piedi per terra e raggiungere Suello dove ho la macchina. In linea d'aria sono circa 37 chilometri ma ne occorreranno più del doppio per rientrare seguendo le termiche. Sono sempre più basso e non sebra esserci possibilità di risalire: lentamente sto perdendo quota e mi sto avvicinando a quel pilota che prima risaliva a piedi che nel frattempo è decollato ma è bassissimo e sembra non farcela ancora.

Appena dopo il Tesoro sembra esserci un minimo di attività: insisto senza mollare cercando di rubare qualche metro ad una montagna che sembra aver esaurito la sua vena di generosità.

Rubati questi pochi metri proseguo verso il Pertus ma sono davvero bassissimo, rischio di non riuscire ad oltrepassare delle linee di alta tensione che attraversano la montagna. Inizio a guardare verso i paesini a valle preparandomi ad un atterraggio fuori zona. Con grande sorpresa vedo che molto più in alto di me sta rientrando la vela blu che sembrava quasi essere atterrata.

Un soffio di vento e supero in sicurezza i cavi della tensione ma sono ancora troppo basso. Continuo a pensare che il mio rientro potrebbe essere unicamente agevolato da un combustible molto meno nobile dell'aria calda.

Mi trovo in una valletta sottovento e improvvisamente il vario ricomincia a "cantare": una termichina sembra volermi riportare verso quote più favorevoli. Riesco a riportarmi verso il Magnodeno, sopra la piazzola dell'elicottero. Sono talmente basso che riesco a parlare con alcuni escursionisti che mi chiedono notizie sul volo. Non sono ancora tranquillo: sto girando come una trottola in quella che spero sia la termica giusta.

In breve le parole degli escursionisti sono troppo lotane per essere udite e ricomincio a vedere il traguardo all'orizzonte. A 1800 metri circa lascio la termica ormai esausta di salire ed inizio ad attraversare il lago di Lecco, puntando verso la vetta del Barro. Il pilota con la vela blu sembra quasi partire insieme a me, ma si tiene decisamente sulla sinistra della montagna.

Raggiungo la vetta del Barro e ricomincio a guadagnare quota. Sono molto alto, ormai dovrei farcela: punto verso l'atterraggio. A metà della traversata mi accorgo di avere ancora quota allora viro a destra verso il decollo. Ripasso dal punto dove circa quattro ore prima sono decollato. Sono soddisfatto del mio volo, spengo il rumoroso variometro e mi metto a veleggiare soddisfatto ascoltando solo i rumori del bosco e il leggero sibilo del vento.

La stanchezza di una giornata di volo si fa però sentire e poco dopo mi dirigo verso l'atterraggio, che sembra vicinissimo. Ripenso ai momenti del corso quando arrivare in atterraggio sembrava una grande volo. Sulla verticale dell'atterraggio faccio una vite decisa per accelerare la discesa e in pochi istanti appoggio i piedi di fianco al pilota che ha volato di fianco a me e che scopro chiamarsi Fabio.

Ci scambiamo alcuni commenti, ripieghiamo le vele e ci ritiriamo soddisfatti. Mentre sto tornando vedo la navetta che sale per un ultimo volo: sorrido al pensiero che mi riengo talmente soddisfatto da non pensarci mimimamente a salire nuovamente dove sono stato tutto il giorno. Per oggi ho saziato la fame infinita di volo.

 

 


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