MONTAGNA di LOMBARDIAMONTAGNA di LOMBARDIA

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Ingresso della grotta Guglielmo e lapide in memoria di Gianni Piatti

(Articolo de L'Italia del 10 agosto 1965)

Era caduto nella voragine «Guglielmo» sul Palanzone
Cadavere nella grotta lo speleologo milanese
Il corpo del giovane localizzato dopo 24 ore di ricerche
COMO, 9 agosto
Sul fondo di una grotta, ad una profondita di 452 m, giace il corpo di un giovane speleologo milanese che in compagnia di un altro compagno aveva affrontato sabato mattina una severa discesa per poter esplorare gli antri naturali a lui ancora sconosciuti.

Il giovane, mentre si accingeva a salire, a causa di un improvviso malore è precipitato sul fondo, mentre il compagno affrontava da solo la dura salita per cercare soccorsi.

La grotta dove si è svolta la tragedia è nota con il nome di «Grotta Guglielmo». Essa è sita sul monte Palanzone, che dista 5-6 chilometri in linea d'aria da Erba. L'ingresso è costituito da un foro del diametro di circa 70 cm, che si apre al centro di un pianoro. L'interno della grotta è discontinuo per il gioco erosivo dell'acqua che forma tanti piccoli canali dove scorrono tanti ruscelli. Essa degrada sensibilmente verso il fondo a terrazzi. Cioè è costituita da una parete a strapiombo e da un piccolo spiazzo o piazzola leggermente in declivio e così via fino in fondo. Le pareti sono costellate da stalattiti e stalagmiti, e presentano numerosi scenari naturali che sono la passione degli speleologi. Forse è stato questo spettacolo ad invogliare la coppia di studiosi che hanno deciso di affrontare la severa discesa.

Danilo Mazza, di anni 36, residente a Milano in viale Monza 106, primatista mondiale di profondità, era già sceso parecchie volte nella «Grotta Guglielmo» e conosceva le difficoltà e le asperità della discesa come pure della salita ma per non deludere le aspettative del giovane collega, Mario Piatti, di anni 23, di Cinisello Balsamo, che appunto per ben due volte aveva tentato di arrivare al fondo del nero baratro, ma a metà aveva sempre desistito, aveva accettato di fare da guida nella spedizione esplorativa.

I due erano arrivati sul Monte Palanzone la sera di venerdì, avevano cenato e dormito in un albergo del luogo e nella mattinata di sabato avevano affrontato la grotta Guglielmo che è la sesta d'Italia per profondità e per durezza di percorso.

Che cosa sia successo dopo che i due sono scomparsi nel nero imbuto della grotta non è facile da ricostruire se non attenendosi fedelmente alle dichiarazioni del siperstite che ha vissuto e vive con trepidazione momenti terribili. Dopo sei ore di discesa, intervallate da brevi soste nei terrazzi, i due erano felicemente arrivati sul fondo della grotta dove si erano lungamente fermati per ammirare e studiare stalattiti e tutta quella che potrebbe essere la creazione artistica naturale del sottosuolo. Il Piatti però aveva accusato la difficoltà della discesa e si sentiva troppo stanco, per cui si era alimentato con Ovomaltina calda, biscotti al Plasmon e data la sua debolezza aveva ingerito anche due pastiglie di glucosio.

I due speleologi verso le 14 decidevano di affrontare la salita in modo che potessero uscire all'aria aperta prima che calasse il sole. Stavano scalando il camino principale della grotta che si eleva in verticale fino allo sbocco, al quale si arriva dopo l'attraversamento di cunicoli, laghi e voragini di diversa ampiezza e tutti dai colori più strani, stavano riguadagnando metro su metro la vetta quando il Mazza veniva allarmato dal grido del Piatti che si fermava in instabile equilibrio pochi metri sotto di lui. «Danilo, non ce la faccio più, non posso più muovere le gambe, sembrano essere paralizzate».

Il Mazza temendo che il suo compagno potesse perdere la calma, lo redarguiva consigliandolo più volte di massaggiarsi le gambe e di muoversi perche la sua stanchezza sarebbe stata passeggera e poi con quel passo sarebbero arrivati ben presto al sicuro. Ma improvvisamente non ha sentito il peso dietro alla corda che lo legava e volgendosi indietro vide il corpo del Piatti precipitare verso il basso, poi un sordo tonfo, poi il silenzio. Probabilmente il Piatti nell'eseguire il consiglio del suo più esperto compagno si era troppo sbilanciato e nel chinarsi senza aver preso le dovute precauzioni era precipitato. Il Mazza che aveva seguito lo svolgersi della disgrazia senza poter peraltro intervenire per portargli aiuto, conscio che un suo pur minimo ritardo nel chiedere soccorso avrebbe potuto essere fatale al Piatti affrontava velocemente l'ascesa e alle 18 sbucava sulla vetta da dove esausto si dirigeva ai primo vicino telefono interessando della disgrazia i carabinieri della stazione di Nesso e Erba, che a loro volta davano l'allarme. Alla volta della «Grotta Guglielmo» partivano squadre di soccorso provenienti da Bologna, carabinieri, vigili del fuoco, il gruppo speleologico Bisbino di Cernobbio e squadre di Milano. Lo stesso Mazza, benché esausto della prova del giorno prima, nella mattinata di stamane ha affrontato di nuovo la discesa unitamente ad altri soccorritori.

I primi tentativi sono stati effettuati verso le ore 10,30, poi alle 11,30. Alle 15,15 il Mazza veniva fuori disperato essendo impotenti ad arrivare in fondo alla grotta per la esiguità del numero e per la deficienza dell'equipaggiamento. Verso le ore 19 si attendeva l'arrivo di altre due squadre da Bologna e Torino, le quali cercheranno di arrivare al Piatti, sempre che vi sia la possibilità di trovarlo in vita. Sono momenti terribili per gli uomini della montagna queste piccole tragedie che sconvolgono i loro animi, e nel momento del pericolo li uniscono in una corsa disperata contro la morte, nel corso della quale spendono tutte le loro energie perchè un loro emulo, uno della loro famiglia sia tratto in salvo, o almeno la sua salma abbia una onorata sepoltura e una lapide su cui pregare.

La tragedia che ha colpito il giovane speleologo milanese tocca tutti e in modo particolare per la sua giovane età e per il suo amore verso la montagna e l'arcano che essa racchiude in sè. Il suo desiderio di studioso teso a scoprire ciò che per ben due volte aveva tentato di fare l'ha portato a compiere un passo chc probabilmente gli è stato fatale e con la sua scomparsa verrebbe meno uno dei più appassionati e quotati studiosi anche se nella vita il Piatti svolge la sua attività in una società editrice.

L'ultimo responso sarà dato dalle squadre che alle ore 20 sono scese a quota 452 dove giace il Piatti vittima della montagna.

Angelo Soldani


(Articolo de L'Italia del 10 agosto 1965)

 

 

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