25 Aprile 2008
          Ci svegliamo senza fretta, facciamo colazione e prepariamo le valigie 
          per partire. Le bici sono già caricate in auto: mancano solo 
          i nostri numerosi bagagli e la canoa. In autostrada vediamo subito i 
          primi pannelli che indicano 10/20 chilometri di coda in direzione Genova. 
          Abbiamo tempo visto che il trachetto è alle 20, quindi facciamo 
          la coda per uscire dal casello di Bereguardo, passiamo il ponte delle 
          barche e seguiamo il navigatore che ci guida verso Genova per strade 
          secondarie. Abbiamo fame e iniziamo a cercare un bar o ristorante ma 
          non troviamo nulla di aperto che potrebbe soddisfare il nostro appetito. 
          Ci lasciamo alle spalle Tortona alla disperata ricerca di cibo. E' un 
          bar in un piccolo paesino che ci convince a parcheggiare. Ha qualche 
          tavolino fuori e l'offerta di cibo è molto varia. Dopo pranzo 
          ci concediamo un paio di ottimi cannoli nella pasticceria d fronte. 
          Raggiungiamo Genova alle 16.00, con pù di due ore di anticipo 
          sull'orario di imbarco. Facciamo il check in e lasciamo l'auto in coda 
          mentre facciamo una passeggiata verso l'acquario e in via Prè. 
          Ci districhiamo dalla folla che riempie i maciapiedi del porto turistico 
          e ritorniamo all'imbarco giusto all'apertura. Ci hanno assegnato due 
          posti favolosi dove potremo passare tranquillamente la notte anche senza 
          cabine che purtroppo sono esaurite. Ceniamo con un paio di panini e 
          birra al bar autogrill della nave.
        
          26 Aprile 2008
          Veniamo svegliati da una voce metallica che, alle 6.30 strilla parole 
          incomprensibili. Ci avviamo pigramente al bar per fare colazione e osserviamo 
          le manovre di avvicinamento al porto dai ponti superiori. L'aria è 
          fresca e fa quasi freddo. Vediamo le prime auto uscire dalla pancia 
          della nave e scendiamo anche noi nei garage. Il ponte si è quasi 
          completamente svuotato e in pochi istanti siamo già fuori. Imbocchiamo 
          la Carlo Felive in direzione Cagliari e ci facciamo guidare dal navigatore 
          verso le tortuose curve che separano Guspini da Montevecchio e dal nostro 
          agriturismo. Prima di mezzogiorno arriviamo a destinazione, incontriamo 
          Angela e Giuseppe che ci ospiteranno in questi giorni e scarichiamo 
          i bagagli in camera. Stanno preparando il pranzo per più di trenta 
          persone. Salutiamo e con le mountain bikes scendiamo da una strada sterrata 
          verso il mare. Raggiungiamo una nuovissima strada asfaltata che arriva 
          a portu Maga. Abbiamo fame e cerchiamo un posdo dove pranzare. Scegliamo 
          un ristorante con tavolini all'aperto e ordiniamo due fritti misti e 
          birra Icnusa. Dopo pranzo raggiungiamo la spiaggia, usiamo le biciclette 
          come ombrellone di fortuna e ci abbiocchiamo cdopo poche righe di lettura. 
          Risaliamo lentamente la strada che porta all'agriturismo e in un ora 
          circa attraversiamo un spiazzo erboso dove vediamo alcuni cervi 
          che pascolano. Proviamo ad avvicinarci per fare un paio di foto ma loro 
          scappano. Raggiungiamo l'Oasi del Cervo e abbiamo giusto il tempo per 
          fare una doccia e andiamo a cena. Ci gustiamo le prelibatezze di Angela 
          fino al giro di amari di Giuseppe e crolliamo dal sonno.
        
          27 Aprile 2008
          LA colazione è a base di dolci fatti in casa, caffè e 
          latte di capra. Ci vestiamo più per proteggerci dal sole che 
          dal freddo e iniziamo la nostra discesa con le bici verso il mare. Oggi 
          seguiamo una strada sterrata che segue la cresta delle colline e che 
          ci porta al mare. Chiediamo informazioni ad un pastore in prossimità 
          di un bivio. E' una strada ritagliata nella macchia mediterranea che 
          in questa stagione è coloratissima e piena di fiori. Curve su 
          curve e sdiversi saliscendi e sembra di essere su un ottovolante. Proseguiamo 
          sulla strada asfaltata fino alle spiaggie di Piscinas, dove la strada 
          diventa nuovamente sterrata e attraversa un paio di guadi. Queste strade 
          sono però aperta al traffico e molto frequentate quindi polverose. 
          Per evitare il polverone seguiamo il Rio Piscinas fino al mare e raggiungiamo 
          i gazebo del bar direttamente dalla spiaggia. Ci facciamo una birra 
          e mangiamo qualche pezzo di pane e di formaggio che ci ha dato Angela. 
          Una pausa sotto il sole in spiaggia e ripartiamo alla ricerca di sterrati 
          e sigle track per mountain bikes. Seguiamo la strada sterrata che porta 
          a Ingortosu perlustrando tutte le stradine secondarie che partono dalla 
          laveria Naracauli. Purtroppo sono tutte a fondo cieco e non ci resta 
          che riprendere la trafficata strada principale che porta a Ingortosu. 
          Questo paese è abitato da sole tre famiglie: incotriamo un signore 
          che di dice che è tutto di proprietà della Igea e che 
          le case diroccate non sono in vendita nonostante le numerose richieste. 
          Proseguiamo sull'ampio sterrato che scande e sale verso Montevecchio. 
          Incontriamo un altro ciclista che ci racconta che loro girano nella 
          zona tutto l'anno e ci invita all'uscita che faranno il 1 maggio.
          Lo salutiamo a Montevecchio e proseguiamo lungo la strada asfaltata 
          che porta a Is Gennas. Siamo pronti per un'altra cena pantagruelica.
        
          28 Aprile 2008
          La stanchezza nelle gambe suggerisce un'uscita con la canoa. Il mare 
          sembra calmo e non c'è quasi vento. Lasciamo l'audi nel parcheggio 
          di Piscinas, gonfiamo la canoa e remiamo per 6 chilometri fino a raggiungere 
          la spiaggia di Scivu vorremmo fermarci a prendere il sole ma si è 
          alzata una brezza sostenuta sa sud ovest e fa quasi freddo. Gioco un 
          po con l'aquilone e mi viene in mente che potremmo utilizzarlo come 
          mezzo di propulsione per rientrare a Piscinas. Paola si posiziona con 
          la canoa in mare sul sedile posteriore e io salto su controllando il 
          kite. Iniziamo a scivolare sul mare tracinati dalla forsa del vento. 
          Ogni tanto devo cercare un'andatura al traverso per non avvicinarmi 
          troppo alla spiaggia. Paola dosa sapientemente il remo per indirizzare 
          la canoa nella giusta direzione. Lo sforzo è notevole e in alcuni 
          punti superiamo i 10 chilometri orari. Dalla spiaggia ci osservano perplessi, 
          qualcuno fischia.
          Superiamo le spiaggie del penitenziario e ci facciamo trascianre dal 
          vento per alcuni chilometri. Il vento inizia però a perdere intensità 
          e l'aquilone, nonostante i miei sforzi finisce inesorabilmente in mare. 
          Non ci resta che andare a riva ad asciugarlo vosto che non è 
          fatto per il mare. Ci ripariamo dal vento con la canoa e ci rilassiamo 
          al sole. Facciamo uno spuntino con pomodori e salame. Nel pomeriggio 
          il cielo vieme offuscato da una leggera copertura nuvolosa e iniziamo 
          ad aver freddo. Non abbiamo molta voglia di rientrare in acqua e sgonfiamo 
          la canoa. Risaliamo con la canoa in spalla le dune e ci dirigiamo verso 
          la spiaggia di Piscinas. Camminiamo su quelli che sembrerebbero sentieri 
          che però si interrompono inesorabilmente tra i fitti cespugli 
          di macchia mediterranea. LA spiaggia è a diversi metri sotto 
          di noi e dobbiamo tornare indietro per scendere dallo stesso punto in 
          cui siamo saliti. Dopo quasi un'ora mancano ancora 2 chilometri all'auto. 
          Dopo la lunga passeggiata sorseggiamo una meritata birra.
        
          29 Aprile 2008
          Dopo la ricca colazione siamo in sella delle nostre mtb e proviamo a 
          scendere seguendo una strada diversa. Ci troviamo in un alpeggio pieno 
          di piante spinose. Facciamo fatica a trovare il punto in cui il sentiero 
          prosegue e lo seguiamo fino in fondovalle. Siamo su un sigletrack che 
          costeggia un fiume in secca ma ogni metro il sentiero si stringe sempre 
          di più fino a sparire nella fitta boscaglia. Dobbiamo tornare 
          indietro ma imbocchiamo una strada laterale in salita. Mi rendo conto 
          che ho bucato la ruota anteriore e dobbiamo fare un pitstop. Controllo 
          il copertone che sembra un puntaspilli pieno di spine di tutti i tipi. 
          Fatta la riparazione proseguiamo sulla salita che ci porta fino alla 
          torretta di osservazione dei cervi e qui imbocchiamo la strada che avevamo 
          fatto 2 giorni fa. Pieghiamo a destra ad un bivio ed arriviamo al mare, 
          nei pressi di Gutturu e Flumini. Proseguiamo sulla strada asfatata alla 
          vana ricerca di uno sterrato. Sento Bruno per telefono che ci racconta 
          della loro avventura di sci sul monte Bianco. Risaliamo la strada asfaltata 
          fino al bivio per Torre dei Corsari ma siamo stanchi di asfalto e scendiamo 
          verso Funtanazza. Imbocchiamo un ampio sterrato sulla destra che si 
          addentra nella pineta. Raggiungiamo una caletta ma la strada torna indietro, 
          scendendo fino a Funtanazza. Ammiriamo i resti della vistosa colonia 
          marina che è ormai abbandnata e cadente. Esce un forte odore 
          di bruciato.
          Sarà anche un testimone di un passato recente della storia mineraria 
          della Sardegna ma è un mostro edilizio che rovina il paesaggio 
          della costa. Ci fermiamo in spiaggia per mangiare pane e pomodori e 
          proseguiamo su un altro sterrato che si addentra nel bosco nella direzione 
          opposta dalla quale siamo arrivati. La strada ci riporta all'ultimo 
          bivio. Non resta che seguire la strada asfaltata che ci riporta all'agriturismo. 
          Questa sera c'è un gruppo di milanesi con 4 bambini piccoli che 
          ci raccontano del loro tour in Sardegna. Sono partiti da Budelli e in 
          2 giorni hanno già fatto più di 500 chilometri. Ci parlano 
          di Cala Cipolla e di Cala Domestica.
        Traccia 
          Gps 
        
          30 Aprile 2008
          Facciamo colazione con numerose ciambelle fritte e ci prepariamo alla 
          seconda giornata di canoa. Vorremmo raggiungere Cala Domestica via mare 
          da Buggerru. Seguiamo la strada per Montevecchio e ci fermiamo ad Arbus 
          a fare la spesa per il pranzo. Compriamo anche 2 libri nuovi visto che 
          stiamo per finire quelli che ci siamo portati. Proseguamo sulla lunga 
          strada a curve che arriva a Portixeddu e prosegue fino a Buggerru. Parcheggiamo 
          nel porto e gonfiamo la nostra nave. Lasciamo le acque protette del 
          porto e usciamo in mare aperto che è abbastanza mosso con l'onda 
          lunga. Purtroppo con questo mare non potremo avvicinarci troppo alla 
          costa e non potremo entrare nelle grotte che si affacciano sul mare. 
          Raggiungiamo Cala Domestica ma rimpiangiamo gli spazi e la privacy della 
          spiaggia di Scivu. Ci mettiamo a leggere al riparo dal vento ma veniamo 
          infastiditi da alcuni insetti che volano sulla sabbia. Non ci resta 
          che recuperare la birra che avevo messo al fresco nella sabbia e tornare 
          indietro. Osserviamo alcuni camminamenti scavati nella roccia che si 
          affacciano sul mare ma non vediamo vie di accesso dal basso. Raggiungiamo 
          il porto, sgonfiamo la canoa e facciamo uno spuntino con pomodori e 
          sardine. Andiamo alla ricerca dei camminamenti risalendo con l'auto 
          verso sud. Troviamo delle strade sterrate che seguiamo a piedi. Arriviamo 
          all'imbocco della Galleria Henry, utilizzata ai tempi delle attività 
          minerarie e vediamo i camminamenti che la costeggiano affacciandosi 
          sul mare.
          Il sole sta per tramontare ed è ora di rientrare. Proiviamo a 
          fare una strada alternativa e giriamo a sinistra sulla strada che porta 
          a scivu. Il navigatore insiste per farci fare una strada sterrata improponibile, 
          segnalata sull'approssimativa cartografia della Navtech come strada 
          provinciale.
          Siamo costretti a scendere verso il mare, constatando che la strada 
          è interrotta dal carcere di Is Arenas. Dobbiamo tornare indietro, 
          è è già tardissimo. PRendiamo un bivio per Ingortosu 
          e seguiamo lo sterrato che porta a Montevecchio. Incontriamo 3 cicloturisti 
          che vanno in direzione opposta alla nostra. Raggiungiamo l'agriturismo 
          impolveratissimi e ci mettiamo a tavola.
        
        1 Maggio 2008
          Siamo sulle bici con l'intenzione di raggiungere quelle strade provinciali 
          sterrate segnate dal navigatore e raggiungiamo Montevecchio. Vorrevvo 
          visitare il parco della foresta di Croccorigas. Ci infiliamo in una 
          strada sterrata che scende in direzione Ovest in mezzo al bosco. La 
          strada prosegue fino ad una costruzione dove si stringe leggermente 
          diventando più impervia. Chiediamo informazioni a due signore 
          che stanno passeggiando che non sanno dove si trovano e ci rimbalzano 
          sui mariti. Incontriamo due signori qualche centinaio di metri più 
          avanti che ci confermano che la strada è percorribile e arriva 
          fino al mare. La seguiamo fino a che raggiunge il fondovalle incontrando 
          il Rio Piscinas. Continuiamo a seguire la strada 
          che attraversa in più punti il fiume fino alla grande spiaggia 
          delle dune. Raggiungiamo il solito bar per la solita birra e ci mangiamo 
          2 scatolette di tonno. Una siesta in spiaggia e poi risaliamo 
          le dune fino ad incrociare la strada asfaltata. Ancora un paio di 
          tentativi a vuoto alla ricerca di uno sterrato e rientriamo passando 
          dalla carreggiabile sterrata. Una doccia e siamo pronti per la cena: 
          Giuseppe ci fa assaggiare il mitico Caggiu de Crabittu (Caglio di Capretto). 
          A tavola con noi ci sono 4 motociclisti che stanno girando la Sardegna 
          con 2 bmw da strada, una coppia di torinesi e un'altra coppia di sardi.
        
          2 Maggio 2008
          E' il giorno della partenza: a malincuore salutiamo Angela 
          e Giuseppe che ci hanno ospitato in questi giorni. Giuseppe è 
          nel retro che prepara formaggi di capra 
          e ci fa assaggiare la ricotta. Ci mostra anche la capra Filomena che 
          ha appena partorito. Angela ci fa vedere la nuova struttura che hanno 
          ultimato da poco con le camere aggiuntive e la sala da pranzo per gli 
          eventi, come quello che hanno avuto a pasqua dove c'erano a cena più 
          di 90 ospiti.
          Percorriamo la strada asfaltata che scende al mare e dirigiamo verso 
          Torre dei Corsari. Anche oggi è una giornata stupenda e il mare 
          è calmissimo. Attraversiamo il ponte che porta a Marceddi e ci 
          fermiamo prima di Oristano a vedere gli immancabili fenicotteri rosa. 
          Ci immettiamo sulla Carlo Felice diretti verso Stintino. Semafori, autovelox, 
          traffico: ci rendiamo conto che stiamo rientrando nella cosiddetta "civiltà" 
          e il magico mondo dell'Oasi del Cervo è ormai lontano. A Stintino 
          la spiaggia è affollata e la città invasa da maxi scooter 
          yamaha che si sono forse dati appuntamento per un raduno. Cerchiamo 
          un albergo ma il primo che proviamo è chiuso. Il secondo è 
          al completo. Seguiamo i carrtelli per un bed and breakfast ma sembra 
          non esserci nessuno. Chiamiamo il numero di telefono e ci risponde il 
          proprietario dicendo che la camera è disponibile. Attendiamo 
          che si presenti quacuno per prendere possesso della camera e scaricare 
          l'auto troppo piena.
          Raggiungiamo la spiaggia della Pelosa ed usciamo con la canoa. Il vento 
          però è troppo forte e inizia a fare freddo. Decidiamo 
          di rientrare rinunciamo al nostro giro all'Asinara. Approfittiamo del 
          vento per giocare con il kite. In mare ne vediamo due che sfrecciano 
          con le loro tavole. Rientriamo a casa e prima di farmi una doccia faccio 
          una corsetta in salita verso al torre del Falcone: costuita nel 1577, 
          si erge 189 metri sopra le spiaggie di Stintino. Il sole sta tramontando 
          e il panorama è veramente spettacolare. Una doccia e andiamo 
          a Stintino per mangiarci una pizza a "lu fanali", vicino al 
          porto.
        3 Maggio 2008
          Ci svegliamo, facciamo una colazione veloce e siamo pronti per riprendere 
          il giro in canoa interrotto ieri. Il vento sembra essere sparito, c'è 
          solo una leggera brezza da ovest. Lasciamo alcuni bagagli in camera 
          e parcheggiamo alla spiaggia della Pelosa. Il colore del mare sembra 
          quello delle Maldive. Aggiriamo l'Isola piana da Ovest e raggiungiamo 
          l'isola dell'Asinara. Vediamo dal mare il carcere dei Fornelli ma non 
          ci avviciniamo alla costa perchè ci hano detto che è proibito 
          sbarcare. Passiamo il molo dei fornelli e ammiriamo le piccole calette 
          e i colori del mare. Nel frattempo si alza una decisa brezza da nord-est 
          e decidiamo di rientrare. Abbiamo il vento alle spalle e fatichiamo 
          a tenere dritta la canoa. Quando raggiungiamo la spiaggia ci rendiamo 
          conto che il vento è girato da sud-ovest. Ci rimane ancora tempo 
          per un giro in bicicletta: ripieghiamo la canoa e in bici andiamo alla 
          ricerca di un posto dove pranzare. Troviamo ristoranti pienissimi o 
          chiusi: in uno ci dicono che servono solo all'interno e che fuori potremmo 
          mangiare solo un panino. Seguendo la costa arriviamo a Stintino dove 
          ci sediamo ancora a "lu fanali" per un'insalata nizzarda. 
          Un ultimo giro su sentieri e sterrati ed è già ora di 
          muoverci verso il traghetto che ci riporterà a Genova.
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