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Volare in parapendio: è pericoloso?

 

Traendo spunto dall'incidente che mi è capitato il 14 luglio 2007 espongo queste brevi considerazioni.

Premetto che il parapendio è stato per 6 anni la mia più grande passione, riuscendo a superare di gran lunga quello per la moto, lo sci, l'alpinismo, la bici, la canoa e tutti gli altri sport che ho sempre praticato. Lo ritengo tuttora uno degli sport piu emozionanti, strategici e affascinanti che un essere umano possa praticare.

Potersi librare nell'aria con una attrezzatura che sta in uno zaino che pesa meno di 20 chili, raggiungendo magari a piedi la vetta di una montagna per poi spiccare il volo con pochi passi è una sensazione unica. Percorrere decine e decine di chilometri in volo semplicemente sfuttando i venti e le correnti di aria calda generate dal sole ha un fascino d'altri tempi. Un mezzo così geniale invece è stato inventato solo pochi anni fa, addirittura dopo che l'uomo è riuscito a conquistare lo spazio.

La domanda che si pone chiunque si avvicini a questo sport è ovvia: è pericoloso volare in parapendio?

La pericolosità di un'attività può essere presa in considerazione sotto diversi punti di vista.

Innanzitutto dalla potenziale lesività di un eventuale sinistro. Non vi è dubbio che sotto questo punto di vista la potenzialita del parapendio è analoga a tutte le attività di volo e gran parte delle attività che prevedono una forte attività cinetica del copo umano (motociclismo, downhill, skeleton...) nonchè tutte le attività in cui l'attività cinetica è solo potenziale e si potrebbe sviluppare in seguito ad una caduta (tutte le attività di montagna dal semplice trekking all'arrampicata sportiva).Secondo questo aspetto il parapendio quindi non si distingue quindi da tanti altri sport.

L'altro aspetto che sarebbe interessante affrontare è quello delle probabilità che si possa verificare un sinistro. In questo caso bisognerebbe analizzare dati statistici di difficile interpretazione in quanto legati troppi fattori variabili (preparazione del pilota, condizioni meteo, tipologia di mezzo utilizzato). Il risultato potrebbe essere paradossale: possiamo sicuramente affermare che vi sono rischi prossimi allo zero per un pilota esperto che vola in condizioni di aria calma. Avrebbe moltissime probabilità in piu di avere un sinistro un guidatore principiante che attraversa in moto una città trafficata in un giorno di pioggia.

Non entrando nel merito dei due punti precedenti le mie considerazioni si limitano ad analizzare la pericolosità sotto il punto di vista della possibilità per il singolo pilota di adottare misure per ridurre a zero il rischio di un sinistro.

In tutte le attività considerate pericolose l'uomo ha elaborato una serie di regole, normative, procedure e consuetudini che possono abbassare o addirittura azzerare i rischi.

Ad esempio, nell'attività subacquea (potenzialmente letale anche alla prima uscita per un praticante inesperto non brevettato), l'insieme di regole adottate permette di abbassare notevolmente il rischio per i praticanti tanto da trasformarlo quasi in uno sport di massa.

Il parapendio è radicalmente diverso. In prima battuta sembrerebbe tutto più semplice: ci sono piloti autodidatti che volano da anni senza alcun inconveniente alle spalle.

La normativa Italiana prevede l'obbligo di conseguire un brevetto per volare e di avere un'assicurazione per la responsabilità civile per danni verso terzi. Bisogna quindi frequentare un lungo corso pratico e teorico che prevede anche lo studio della meterologia. La meterologia è una scienza che studia fenomeni fisici che avvengono nell'atmosfera. Tramite accurate misurazioni di fenomeni fisici si applicano modelli matematici per elaborare previsioni su fenomeni futuri.

Questi modelli matematici sono estremamente complessi e richiedono una conoscenza molto approfondita della materia per poterli capire ed elaborare.

Imbrigliare fenomeni fisici complessi in schemi matematici non solo non è semplice ma non sempre i risultati sono soddisfacenti. Basti pensare a quante volte le previsioni che abbiamo siano sbagliate. Inoltre i modelli meteo generalmente si riferiscono ad ampie aree mentre per il volo libero sono fondamentali anche le variazioni locali. Per queste dificoltà di valutazione molti piloti decidono di non volare solo dopo che sono arrivati in decollo. Persino i piloti esperti che fanno gare e studiano a fondo prima di volare le condizioni meteo affermano che le ultime valutazioni sulla giornata le fanno dopo che sono decollati.

Personalmente mi è capitato diverse volte di sbagliare completamente la valutazione e di volare anche in condizioni proibitive. Non per fare l'eroe o per cercare un rischio inutile ma semplicemente sbagliando la valutazione. E purtroppo non sono l'unico a sbagliare: altre volte ho visto altri piloti fare il mio stesso errore. Ricordo una giornata di sole mentre cercavo di appisolarmi su un prato al Cornizzolo venendo ripetutamente svegliato dal rumore di violente chiusure di piloti che si ostinavano a veleggiare sottovento.

Oltre alle problematiche legate alla difficoltà di valutazione della meteo esiste anche un fattore psicologico molto importante che interviene nel processo decisionale di assunzione del rischio da parte del singolo pilota.

Generalmente il pilota alle prime armi deve lottare contro una paura quasi ancestrale: dopo i primi campetti e i primi voli alti prende confidenza con questa paura e la gestisce più o meno bene fino ad arrivare in alcuni casi a dimenticarla completamente. In questi casi volare sembra la cosa più naturale e meno pericolosa. Si sviluppa un senso di sicurezza che induce il pilota ad osare sempre di più, spostando ogni volta il limite. Questo è un atteggiamento comune a tutte le attività e legato al bisogno dell'uomo di migliorarsi e guardare avanti. In questo processo evolutivo però vi è un errore di base: il volo in parapendio, a differenza di molti altri sport pericolosi, perdona molti, moltissimi errori.

Un pilota che affronta con la sua moto una curva troppo velocemente si renderà conto immediatamente dell'errore perchè le conseguenze saranno immediate. Un pilota di parapendio invece potrebbe benissimo decollare decine di volte con venti proibitivi prima di avere un sinistro. La cognizione di aver affrontato condizioni di volo proibitive e essere uscito illeso dà al pilota una ulterore sicurezza che lo porterà probabilmente a ripetere l'esperienza e, magari , a spostare ancora più in là il limite.

La difficoltà di valutare le proprie condizioni rapportate a quelle della meteo rende il parapendio uno sport molto pericoloso per la maggior parte delle persone. Solo piloti professionisti con grande padronanza della vela e profonda cognizione della meteo possono realmente pensare di prevenire un sinistro.

Per la maggioranza dei piloti rimane solo la statstica e la sicurezza che il parapendio perdona molti errori.

Per i principianti in tutte le scuole e in tutti i manuali viene spiegato che le vele che fanno adesso sono sicure, che in caso di eventali chiusure si riaprono da sole, in pochi istanti, senza nemmeno l'intervento del pilota.

Nel mio caso non è stato così. La vela si è chiusa e, nonostante il mio atteggiamento passivo ha iniziato una serie di configurazioni dalle quali non è più uscita. Spesso l'intervento del pilota in questi casi è determinante nel peggiorare la situazione in quanto la pressione su un comando può determinare effetti contrari a quelli desiderati. Proprio un incidente analogo al mio, con la vela che non si è riaperta, nella primavera di questo anno è stato spiegato da chi aveva visto l'accaduto da un eccessiva correzione fatta dal povero pilota che si è schiantato contro la montagna polverizzandosi un tallone.

Non sono solo le scuole però a sostenere la sicurezza delle vele ma anche enti che ne certificano la sicurezza. La mia vela era classificata come 1-2, il primo livello superiore a quelle usate nelle scuole. Per questo motivo avrebbe dovuto riaprirsi in una frazione di secondo, limitando anche eventuali virate dovute alla chiusura. Troppo spesso le cause degli incidenti in parapendio vengono invece imputate ad errori del pilota, sia in fase di correzione di anomalie che di valutazione delle condizioni meteo. Spesso, come anche ho sentito dire nel mio caso, si giustificano dicendo che il pilota volava in condizioni di vento proibitive, e cioè sulle nostre alpi con vento da nord. Ma quel giorno di vento da nord non ce ne era nemmeno l'ombra ed era una giornata particolarmente tranquilla.

 

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